Monte Amaro

...quello di Opi, al centro del parco, dove è facile avvistare cervi e camosci ...


Il Monte Amaro di Opi è una montagna che si erge su tutti i suoi lati in modo netto e con un discreto dislivello rispetto alle vallate sottostanti così da risultare quasi isolata, al centro di numerose altre cime e dorsali distribuite all’intorno e tutte non molto distanti. Ed in effetti una volta arrivati sulla cima ci si ritrova in un punto di osservazione privilegiato con vista un pò su tutti gli angoli del Parco che si dipanano sul territorio abruzzese e con un affaccio diretto sulla vicina zona della Camosciara di cui si può ammirare la complessa orografia. Mentre in estate la salita sul Monte Amaro è regolata ed è previsto l’accesso in gruppi guidati, in inverno e nelle stagioni intermedie è consentito percorrere il sentiero in autonomia e ciò consente di concedersi tutto il tempo che si desidera per poter apprezzare al meglio questa escursione tutto sommato breve ma così ricca di aspetti d’interesse. E’ comunque sempre d’obbligo attenersi alle norme di rispetto ambientale e quindi non si deve oltrepassare la vetta più elevata perché da quel punto inizia l’area di riserva integrale interdetta all’escursionismo: devo dire che si fa una certa fatica a resistere e non procedere oltre, laddove con una breve cammino ci si potrebbe immergere in un ambiente che appare bello e selvaggio!! La motivazione che più di ogni alta spinge gli escursionisti ad affrontare la salita a questa montagna un pò in ogni stagione è senza dubbio la speranza di poter fare qualche avvistamento sulla colonia di camosci che dimora in permanenza sulle pendici attorno al crinale sommitale e nella boscaglia immediatamente sottostante; non di meno è un’attrattiva anche la stessa cresta sommitale costituita da due cime di quasi eguale quota e separate da una profonda sella, su cui si svolge un percorso breve ma aereo e con notevoli viste in ogni direzione. Il sentiero è un classico e non ha certo bisogno di particolari indicazioni da seguire: si lascia l’auto nell’ampio parcheggio all’ingresso della Val Fondillo e si prende a camminare sulla strada bianca che solca la vallata sino ad un punto in cui ci si avvicina alla sponda del corso d’acqua che si attraversa su di un ponticello; il sentiero quindi prosegue sull’altro lato sempre costeggiando il corso d’acqua fino a raggiungere un bivio con palina e cartello da cui ci si inoltra sul ramo di sentiero che si stacca sulla destra. L’altro ramo di sentiero conduce invece alla vicinissima Sorgente della Tornareccia: un luogo da non mancare assolutamente al ritorno, un ambiente quasi fiabesco in cui l’acqua sgorga da diverse fenditure nella roccia e va a formare un reticolo di ruscelli che scorrono tra le radici affioranti di faggi monumentali per poi confluire nel vicino Rio Fondillo (devo dire che mi ha stupito molto veder uscire dalla base della montagna così tanta acqua dopo un’estate di torrida siccità che ha visto prosciugate da tempo falde e sorgenti un pò dovunque nelle nostre montagne). Tornando al sentiero per la cima del Monte Amaro, beh non c’è molto da dire se non che si deve affrontare una salita breve ma intensa, senza nemmeno un metro in piano, che conduce sull’antecima alla quota di 1.850 metri, avendone dunque saliti circa 700 tutti d’un fiato!! Il percorso si svolge quasi completamente nel bosco (qualche raro punto di affaccio verso l’alta Val Fondillo e la Serra delle Gravare) da cui si esce attorno alla quota di 1.700 metri in un tratto a partire dal quale i racconti dei frequentatori di questa montagna danno per probabili gli avvistamenti - e nei casi più fortunati anche incontri avvicinati - con camosci e cervi. Montato quindi alla bisogna un teleobiettivo ho iniziato a procedere con grande circospezione, allungando lo sguardo a destra e sinistra nella speranza di notare qualche movimento, ma purtroppo niente avvistamenti .. nel frattempo, senza quasi rendermi conto, ho fatto un altro tratto di sentiero in discreta salita e sono sbucato proprio sulla prima delle due cime dove erano all’opera due addetti del Parco intenti con cannocchiale, carta e penna a redigere il censimento dei camosci. Così, parlando un pò con loro, ho compreso anzitutto la regola di base e cioè che sul Monte Amaro di Opi è bene cercare di salire per primi (ed io invece sono arrivato secondo) se si vogliono avere più chance di fare qualche incontro ravvicinato .. ed infatti loro due, che mi avevano preceduto di una mezz’ora, appena usciti dal bosco si erano imbattuti in ben sei camosci e due cervi che se ne stavano placidamente a brucare ai lati del sentiero. Invitato a sbirciare un pò nel mirino del cannocchiale ho avuto comunque la possibilità di vedere molto bene un nutrito gruppo di camosci pascolare tranquilli a grande distanza, saranno stati una decina .. una bellissima scena di vita selvatica! Dalla prima cima con un bel tratto di percorso è possibile raggiungere quella successiva che costituisce la massima elevazione con i suoi 1.862 metri, dopo di che ci si deve fermare ma tutto sommato senza troppi rimpianti visto il panorama eccezionale che si ha proprio grazie alla posizione strategica di questa cima. Poi, se non si ha fretta, vale sicuramente la pena mettersi seduti ed aguzzare bene la vista per cercare di individuare qualche esemplare di fauna montana .. che alla fine anche oggi si è fatto avvistare: infatti più in basso e abbastanza distante dalla vetta due camosci fanno bella mostra di sé distesi al sole su di un irto roccione. Non sono vicinissimi ma comunque qualche scatto decente alla fine anche io riuscirò a portarmelo a casa!!